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martedì 9 febbraio 2016

Censure gratificanti_1 Quelle di “Chiesa e post-concilio”.


Nel Blog di “Chiesa e postconcilio” tentai tempo fa di postare un breve intervento (*) riguardante la mie personali riserve nei confronti della posizione sostenuta dalla FSSPX, le quali, tenevo a precisare, non sono affatto dettate da risentimento, perché da questo punto di vista non avrei ragioni da opporre. L’intervento è però stato censurato. La motivazione portata del gestore è che non intendeva mettere in discussione la FSSPX e che le critiche da me addotte lo avrebbero indotto ad approfondimenti per i quali attualmente non aveva disponibilità (non si capisce bene “disponibilità” di che, a dire il vero). Sia pure ammesso! Ma non poteva darsi che altri potessero invece averla quella disponibilità e magari anche voglia di condividere in merito qualche sentita argomentazione? L’intervento è il seguente.

*

«In una discussione di poco precedente si recriminava che alcuni sostenessero che la FSSPX sia “la sentina di tutti i vizi” solo perché ne intendono discutere la posizione (“vero Papa, ma cattivo, quindi disobbedisco al Magistero”). Conosco anch’io molti sacerdoti della FSSPX italiana (alla fin fine sempre quelli del Distretto italiano sono!), e davvero non potrei azzardarne nessun giudizio negativo che riguardi le singole persone, tanto si mostrano sempre disponibili e cortesi. Mi chiedo però se disponibilità e cortesia devono tenere il posto della fede, e se a lungo andare la politica dell’accomodamento produca buoni risultati. Sinceramente sentirsi dire, durante un’omelia, che “il buon seminatore oggi se ne sta lì a seminar zizzania” e via discorrendo, be’, non nascondo che mi crea qualche serio problema come cattolico. Credere in Dio senza credere più al Papa nell’esercizio del proprio Magistero divino è davvero accettabile? Per me no, sebbene la simpatia personale possa senz’altro restare. Sinceramente non mi sembra un modo di fare che indichi la soluzione dei problemi, ma che tiri a campare tenendo in poco conto le conseguenze… facendo salva sempre l’indubbia disponibilità e cortesia, s’intende! Mi chiedo allora che differenza ci sia stringi stringi tra la FSSPX e le chiese scismatiche d’Oriente fuori delle rispettive tradizioni liturgiche (considerato che entrambe, giudicate prima scismatiche, sono state poi riammesse alla comunione ecclesiale, revocate le “antiche” scomuniche). Che tra gli orientali non ce ne siano disponibili e cortesi? Non lo credo. Non crea poi nessun problema ad alcuno, tranne me, sapere che i sacerdoti della FSSPX, che considerano l’eletto attuale del conclave vero Papa in tutto e per tutto, celebrino regolarmente pur essendo tutti sospesi a divinis?

P.S.: Personalmente poi, non vedo perché nonostante tutto non si possa andare, visti i tempi, a Messa anche dalla FSSPX senza condividerne le posizioni (**) : la lettura del Canone è fatta dal Sacerdote in silenzio, celebrare “una cum” o “non una cum” non invalida la celebrazione (quelli che mons. Fellay ha permesso di celebrare “non una cum” non credo vadano del resto a dirlo ai fedeli), e permette comunicazione di grazia a coloro che la cercano, facendo però interiormente le debite riserve (come ribadì Pio XII, eventualmente si partecipi, in caso di necessità, alle Messe degli scismatici)»(***)

Allora? C’era ragione di prendersela tanto?

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(**) Allora, oggi non più; dato che oramai (sotto il "pontificato" di J.M. Bergoglio) sacerdoti ordinati con il nuovo rito sono ammessi nella fsspx senza più essere riordinati.

(***) Così mons. Guérard des Lauriers : “Può accadere che dei fedeli non abbiano praticamente altro mezzo di comunicare che assi­stendo ad una Messa una cum. Ora, se è possibile vivere e progredire nello stato di grazia senza comunicare, questa privazione non va esente da difficoltà e talvolta da pericoli. E, come la Chiesa ha sempre ammesso che in pericolo di morte si possa ricorrere ad un confessore anche scomunicato, non conviene forse di ricorrere ad una Messa una cum per partecipare al Sacrificio e comunicarvi? Pio XII l’ha ricordato con autorità: nella Chiesa militante, è la salvezza delle anime che costituisce la finalità delle finalità” (Il problema dell’Autorità e dell’espiscopato nella Chiesa [riedizione di: Sodalitium n° 13, Maggio 1987]) , CLS, Verrua Savoia 2005, p. 42).



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