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sabato 13 febbraio 2016

Infallibilità e inerranza

R.P. M.L. Guérard des Lauriers, o.p. : «Sulla nozione d’infallibilità»

Nella nota nr. 3 dell’articolo dedicato da Don Belmont alla “teologia” di Mons. Williamson, si rinviava a un testo del R.P. Guérard des Lauriers dedicato alla nozione di infallibilità magisteriale, qui ora tradotto e postato per completezza di riferimenti.

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Sulla nozione d’infallibilità.

[Cahiers de Cassiciacum, n°2, novembre 1979, pp. 87-92]

La nozione d’infallibilità gioca un ruolo importante nella dimostrazione del fatto che il cardinale Montini cessò d’essere Papa formaliter, almeno a partire dal 7 dicembre 1965 (Cahiers de Cassiciacum, N° 1, pp. 13-16). Dobbiamo, a questo proposito, rilevare un sofisma da cui alcuni dei nostri lettori si sono lasciati deconcentrare.

Enunciazione del sofisma.

«Rientra nel campo del «magistero ordinario infallibile» della Chiesa ogni insegnamento ch’è stato dato a mezzo dei vescovi sempre e ovunque (Si dice anche che è l’insegnamento dato a mezzo del «Magistero sparso»). L’unanimità dei vescovi è quindi richiesta (o più esattamente l’unanimità quasi completa poiché ci sono stati dei vescovi eretici).

Ma non bisogna dimenticare la parola «sempre». L’unanimità ad un dato momento non basta; bisogna anche che ci sia accordo perfetto con ciò che hanno insegnato i vescovi dei tempi passati

L’autore conclude :

«Gli insegnamenti del concilio Vaticano II non rientrano nel campo del Magistero infallibile della Chiesa, perché [siamo noi che lo sottolineiamo] questi insegnamenti non si accordano in maniera evidente a quelli del passato, e anzi li contraddicono sovente.» [De Rome et d’ailleurs, N° 5, p. 14].

Esposizione e risoluzione del sofisma.

• Il sofisma è, in generale, un ragionamento falso, suscettibile d’indurre in errore, checché ne sia dell’intenzione dell’autore.

In questo caso, qualunque cosa appaia di primo acchito, c’è, se non un ragionamento, almeno un’inferenza; perché ci sono due nozioni in gioco. E c’è un sofisma perché l’ordine tra queste due nozioni è invertito. L’ordine che è presentato come corretto di per sé, in realtà è erroneo.

• Definizione delle due nozioni il cui ordine è falsato.

– Un’affermazione proveniente da una persona fisica o morale può essere considerata : sia quanto al contenuto che ne è l’oggetto, sia quanto al soggetto da cui procede. Una stessa affermazione ha quindi delle qualificazioni che sono di due generi: le une «oggettive», riguardando il contenuto; le altre «soggettive», riguardando l’origine. Questi due generi di qualificazione sono, di natura, irriducibili l’uno all’altro benché le stesse qualificazioni interferiscano tra loro.

– In ciò che riguarda tale affermazione del Magistero della Chiesa, l’inerranza è una qualificazione «oggettiva», l’infallibilità una qualificazione «soggettiva».

L’inerranza consiste nel fatto che l’affermazione considerata non contiene errori. Questa affermazione è conforme al Deposito rivelato, ovvero essa precisa, e per questo definisce, il Deposito rivelato.

L’infallibilità consiste nel fatto che il «soggetto» [Papa, Concilio, Vescovi dispersi o riuniti…] che pone questa affermazione, lo fa in condizioni tali che, per l’assistenza dello Spirito Santo, non può sbagliarsi. Queste condizioni SOGGETTIVE sono tutt’altra cosa dall’inerranza. Sono oggetto d’osservazione; possono essere constatate, contestate…

• Il vero ordine tra le due nozioni d’inerranza e d’infallibilità.

– Il vero ordine è quello che deve essere realizzato nella realtà.

– Ora, è perché i credenti siano sicuri dell’inerranza che Dio ha istituito, nella e per la Chiesa, il carisma e le condizioni dell’infallibilità. Far dipendere l’infallibilità dall’inerranza sarebbe quindi, a priori e dal punto di vista della Saggezza divina, rendere vana l’infallibilità.

– La stessa conclusione è comprovata, a posteriori, da tre ragioni.
Se in effetti l’infallibilità si riducesse a una costante dell’inerranza, ne risulterebbero tre difficoltà.

1) Ogni credente sarebbe «infallibile», poiché «niente di falso può esserci a lume di Fede». Ora, è in un tutt’altro senso, proprio del Magistero, che s’intende comunemente l’infallibilità.

2) Nel momento in cui il Magistero enunciasse una tale affermazione, il criterio della verità sarebbe, per questa affermazione, la conformità che questa sosterrebbe con ciò che è stato già definito. A chi spetterebbe di dichiarare questa conformità? Al Magistero o ai fedeli? Se si ritiene che ciò spetti al Magistero, bisogna supporre che il Magistero sarebbe infallibile nell’atto stesso in cui procederebbe a questa dichiarazione. E questa infallibilità, che deciderebbe della conformità, non ne potrebbe dipendere. E se si ritiene che fare questa dichiarazione di conformità spetti ai fedeli, sarebbero essi, i fedeli, che deciderebbero hic et nunc dell’infallibilità del Magistero, e che di conseguenza sarebbero il Magistero del Magistero.

3) Il criterio di conformità di cui si fa questione consiste nel «sempre» sul quale insiste l’autore che critichiamo. Ora, questo «sempre» s’intende in futuro quanto in passato. Non si potrebbe quindi, secondo questo criterio, sapere che alla fine dei tempi se una tale affermazione del Magistero ordinario è posta infallibilmente. Per esempio, l’esistenza di Dio non è mai stata definita infallibilmente dal Magistero straordinario. È definita infallibilmente dal Magistero ordinario? È impossibile rispondere affermativamente se, come vuole il nostro autore, si subordina l’infallibilità all’inerranza. Chi sa in effetti se, a partire dal Vaticano III che il cardinale Wojtyla prepara per celebrare l’uomo dell’anno 2000, la chiesa infine adulta non affermerà che l’esistenza di Dio è sotto-condizionata [sub conditionnée] a quella dell’uomo… ? Quale imprudenza per il presente, e quale timore per l’avvenire in ciò che riguarda la nozione stessa di Magistero ordinario, se si affermasse «prematuramente» che l’esistenza di Dio è fin d’ora definita, da questo Magistero ordinario, infallibilmente.

– Il vero ordine, quello istituito nella Chiesa da Dio stesso, consiste quindi nel fatto che l’infallibilità è ordinata all’inerranza. L’infallibilità deve far sì che, per il bene dei fedeli, l’inerranza sia realizzata. In modo che, dall’infallibilità, osservabile ed osservata, si concluda, con la certezza stessa della Fede, che l’affermazione proposta esprime la verità. L’inerranza si presenta quindi, rispetto alla Fede vivente, come conseguenza dell’infallibilità. È quindi per natura che, nella realtà, l’inerranza non può essere condizione dell’infallibilità.

• L’ordine falsato tra le due nozioni d’inerranza e d’infallibilità.

– Quando due fenomeni sono tali che A implica B, ci sono evidentemente, tra A e B, due orientamenti tra loro opposti. Il primo riguarda la realtà, e l’osservazione che può esserne fatta, vale a dire : B è conseguenza di A. Il secondo orientamento riguarda l’analisi riflessa, cioè quella che può essere fatta a posteriori. Si osserva B, e ci si pone la questione di sapere se A esiste. Allora, da questo nuovo punto di vista, che è quello dell’epistemologia, B è condizione di A. L’orientamento reale che è una «conseguenza» è letta, riflessivamente, come una «condizione». E, in maniera più precisa, solamente se B è conseguenza NECESSARIA di A si può concludere : l’esistenza di B è condizione dell’esistenza di A.

– Il sofisma consiste in questo caso nel passare furtivamente dall’ordine reale all’ordine riflesso, dalla Fede vivente all’epistemologia della Fede.

L’infallibilità (A) implica l’inerranza (B). Ecco l’ordine reale che corrisponde alla Fede vissuta ; l’inerranza è conseguenza dell’infallibilità (1). Ed ecco l’ordine riflesso che, per lo meno presumibilmente, corrisponde all’epistemologia della Fede : l’inerranza è condizione dell’infallibilità (2). Ora è da questo secondo punto di vista che si pone l’autore per scrivere, e in primo luogo per pensare, ciò che abbiamo chiamato l’«enunciato di un sofisma». Se in effetti si pone, senza tuttavia esplicitarlo, che «l’inerranza è condizione dell’infallibilità» (2), allora è del tutto esatto che «gli insegnamenti del Vaticano II non appartengono al Magistero infallibile della Chiesa, perché questi insegnamenti [contraddicono la verità]».

Il perché, che sottolineiamo, suppone espressamente la clausola (2), che ripetiamo, ossia che l’inerranza è condizione dell’infallibilità. Ora ciò non è vero assolutamente. Affinché B, che nella realtà è conseguenza di A, sia realmente condizione di A, occorre che B sia conseguenza NECESSARIA di A. Affinché l’inerranza di una affermazione sia condizione che questa affermazione «appartenga al Magistero infallibile», bisognerebbe che «appartenere al Magistero infallibile» implicasse NECESSARIAMENTE questa inerranza. Ora, non è così. Una proposizione può «appartenere al Magistero infallibile» in ragione delle condizioni di promulgazione, e tuttavia essere falsa, se precisamente, in realtà, questo Magistero è «pseudo».

– Si vede quindi che la presentazione falsata della dottrina riguardante l’infallibilità ha per effetto di scartare a priori l’ipotesi che corrisponde precisamente alla realtà. È evidente che, se nella Chiesa tutto è in ordine, una proposizione erronea non può essere affermata dal Magistero con la nota dell’infallibilità. Ecco di certo un bel truismo! Richiamare questo truismo dovrebbe almeno non contribuire ad eludere la delicata questione dell’infallibilità, questione che la crisi della «chiesa» pone con ancor più acutezza.

Conclusioni.

1. È un sofisma porre l’inerranza, nella realtà, come una condizione dell’infallibilità. Poiché, dal punto di vista della Fede vivente, è la certezza dell’inerranza che deriva dall’infallibilità, che è una conseguenza dell’infallibilità, essendo questa, per le condizioni precisate, ad un tempo osservabile ed osservata.

Le condizioni dell’infallibilità sono state precisate dal Concilio Vaticano I, nella Costituzione Pastor aeternus, per il Magistero straordinario. Assai più delicato è precisarle per il Magistero ordinario. Ma questa difficoltà non costituisce una ragione sufficiente per rovinare, nel caso ordinario, la nozione stessa di Magistero.

2. Il periodico De Rome et d’ailleurs, rinato dalle ceneri del Courrier de Rome per una sorta di sovra-concezione inglobante, ha manifestamente espresso la sua fedeltà al cardinale WOJTYLA. Non è sorprendente che essendo infeudata a ciò ch’è doppio, questa rivista sia spinta al sofisma per sdoganare il concilio che ispirò il padre di menzogna.


M.-L. Guérard des Lauriers, o.p.

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