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sabato 10 novembre 2018

Il parricidio censorio della fsspx

Qualche anno addietro acquistai per corrispondenza il libro del sacerdote sedevacantista simpliciter don Francesco M. Paladino, "Petrus es tu?".  Non interessa qui entrare nel merito del volume né riportare le varie critiche che il suo autore avanzava alla Tesi di Cassiciacum (a cui don Francesco Ricossa rispose già ad abundantiam), ma il fatto del tutto incidentale che nell'introduzione venisse riportato, in originale, un passo - che allora cercavo da tempo di reperire in francese - della famosa omelia di Mons. Lefebvre pronunciata per la Pasqua 1986: quella in qui Mons. Lefebvre fu nientemeno che tentato, e tentò i fedeli, di sedevacantismo!

Nel summenzionato libro veniva citato una volta di più un famoso passo di quell'omelia nella quale Monsignore pronuncio tali sconvolgenti parole : "Ma è possibile [il est possible] che ci troviamo nell'obbligo di credere che questo papa non sia papa. Poiché sembra a prima vista (non vorrei ancora dirlo in maniera solenne e formale) che sia impossibile che un papa sia pubblicamente e formalmente eretico". Anche don Ricossa aveva riportato il medesimo passaggio in un articolo di Sodalitium, rispondendo alle obiezioni rivolte dalla Tradizione Cattolica alla Tesi di Cassiciacum; anche don Floriano a suo tempo aveva ricordato lo stesso passo in una sua omelia in cui vi faceva nello stesso senso riferimento.

E quelli della fsspx? Cosa avrebbero avuto da replicare ad uno sprovveduto (delle cose del mondo) fedele cattolico che si fosse rivolto a loro per avere lumi riguardo quell'impreveduta presa di posizione? Vuoi che i continuatori dell'opera di Monsignore non avessero di che dire, conservandone il lascito spirituale e ideale? E così andai a scartabellare le trascrizioni delle omelie di Mons. pubblicate in rete nel sito della fsspx italiana e trovato il passo mi stupii di leggere... l'esatto contrario di quanto ero venuto a conoscenza Mons. Lefebvre avvese detto. Nel sito della fsspx, dove al tempo andai a verificare, e che tutt'ora riporta la trascrizione dell'omelia, nel medesimo luogo risultavano le seguenti parole: "Ma è impossibile che siamo costretti a credere che questo papa non sia papa. Non voglio ancora dirlo in modo solenne e formale, ma a prima vista sembra proprio impossibile che un papa sia eretico pubblicamente e formalmente" [*]. Stupefacente! La seconda parte è la medesima, nella prima c'è invece una parola al posto dell'altra corrispettiva di senso contrario, che dà così alla frase un significato del tutto opposto.

Come spiegare una tale discrepanza su un punto tanto significativo? Forse un refuso? Un caso? No, impossibile, giacché se uno come Mons. Lefebvre si lasciava andare ad una tale affermazione, come minimo aveva un centinaio di persone che saltavano su e correvano a risentire le registrazioni audio dell'omelia. E allora? Saranno stati i "terribili sedevacantisti" ad aver maliziosamente manipolato il testo dell'omelia? O magari i sedicenti continuatori dell'opera intrapresa da Mons. Lefebevre avranno avuto l'ardire, lui defunto, di mettere le mani sulle parole da lui stesse profferite? Al tormento (di quel tempo, ora non più grazie a Dio...) dato da un tale dubbio - che se avvalorato sarebbe stato capace di gettare giustamente addosso il discredito a dei vili falsificatori - venne in aiuto un amico, il quale mi rigirò gentilmente via mail proprio la registrazione dell'omelia in questione... Oggi l'omelia si trova senza problemi su youtube, di modo che ognuno, ascoltandola, può convenire riguardo all'inequivocabilità di quelle parole, che suonano: 

"...il est possible..." !
(cfr. Mgr Lefebvre, Homelie de Paques 1986 [al minuto 15:11 circa]).

Ora, è sempre Paladino a notare che tale frase fu già una volta omessa volontariamente e completamente proprio dai frati domenicani di Avrillé, i quali, fornendone al suo posto una parafrasi che ne ridimensionasse la portata, dichiararono almeno apertamente di averlo fatto in modo da non avvalorare le proteste dei sedevacantisti fuoriusciti da Ecône che a quel testo si richiamavano. Ma nel caso mio, così facendo, i frati di Avrillé citati da don Paladino sono riusciti con la loro "buona fede" a smascherare indirettamente le intenzioni, e la mala fede, del traduttore della fsspx italiana, il quale per parte sua non si fece scrupoli a falsificare direttamente il testo del fondatore della fraternità a cui apparteneva senza avvisare nessuno ("nessuno" dei fedeli, beninteso!).

Ma chi sarà mai un tale traduttore? Ogni supposizione, in mancanza di una diretta ammissione, sarebbe del tutto gratuita.
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